Mantenere il cervello “sempreverde”? Pare sia proprio questo il colore su cui puntare.A suggerirlo è uno studio, appena pubblicato online su Neurology, secondo il quale il consumo di una porzione al giorno di verdure a foglia verde può aiutare a limitare il declino cognitivo associato con l’invecchiamento.La ricerca, durata quasi cinque anni, è stata condotta su un migliaio di persone anziane che non soffrivano di demenza (età media, 81 anni), arruolate nell’ambito di un progetto della Washington University finalizzato a studiare le modificazioni del funzionamento intellettivo durante il processo di invecchiamento.I partecipanti allo studio hanno risposto a un questionario che serviva a rilevarne le abitudini alimentari, con particolare attenzione alla frequenza e quantità di consumo di verdure a foglia verde (spinaci, cavoli, broccoli verdi e lattuga).Suddividendo le persone in cinque gruppi sulla base del consumo di queste verdure, i ricercatori hanno osservato che, anche dopo aver considerato diversi possibili fattori confondenti, chi ne consumava di più (1,3 porzioni al giorno) manteneva capacità cognitive più brillanti rispetto a chi aveva consumi più bassi (0,1 porzioni al giorno).Nel dettaglio, i punteggi dei test di memoria e pensiero osservati nel primo gruppo erano sovrapponibili a quelli riportati da persone di undici anni più giovani.”Lo studio – chiarisce Marco Canevelli, neurologo al Dipartimento di Neuroscienze Umane dell’Università “Sapienza” di Roma e primo autore di una recente revisione su nutrizione e demenza pubblicata su Nutrients – suggerisce come alcuni cibi possano influenzare favorevolmente le traiettorie del funzionamento cognitivo nel corso dell’invecchiamento e mette l’accento su alcune sostanze di cui sono ricche queste verdure (quali la vitamina K, la luteina, i folati) che, agendo sinergicamente, potrebbero contribuire a spiegare quanto osservato.”Questo tipo di ricerche – precisa Canevalli -, anche se non consentono di stabilire un nesso di causalità tra determinati alimenti e prestazioni cognitive, rappresentano comunque una conferma di come la promozione di abitudini alimentari sane possa costituire una strategia promettente per prevenire, ritardare o contenere il declino correlato all’età delle capacità cognitive”.E’ per quanto riguarda i modelli alimentari, quali sono quelli che sembrano offrire maggiori protezioni in questo ambito? “Oltre alla dieta Mediterranea – risponde Canevelli – i regimi su cui abbiamo le evidenze epidemiologiche più robuste sono le diete DASH e MIND.”Questi modelli, seppure con alcune specificità come l’utilizzo di olio d’oliva per il modello mediterraneo, il consumo quotidiano di latticini magri per il regime DASH o la distinzione tra cibi neuro-protettivi e svantaggiosi per il cervello (carni rosse, burro e margarina, fritti) nel modello MIND, hanno molte caratteristiche in comune, in particolare la netta prevalenza di alimenti vegetali quali verdura, frutta, cereali integrali”.
Tratto dal Corriere Salute del 28 Gennaio 2018