Zucchero sul banco degli imputati: secondo dati raccolti da ricercatori dell’Università di Lund, in Svezia, eccedere con il dolce triplicherebbe infatti la probabilità di infarto.
I risultati, pubblicati sul British Journal of Nutrition, arrivano da un’analisi su 26 mila persone senza diabete o malattie cardiovascolari, seguite in media 17 anni, la cui dieta è stata studiata attraverso diari alimentari.
L’obiettivo era puntato soprattutto sul saccarosio, il classico zucchero bianco da tavola aggiunto a cibi o bevande.
“Per la maggioranza dei partecipanti un consumo regolare di saccarosio non è il risultato associato a maggior probabilità di infarto o altre malattie cardiovascolari – osserva Emily Sonestedt, che ha coordinato la ricerca -.
Per una piccola quota il cui introito di zuccheri aggiunti era al di sopra della media, però, il quadro è molto diverso: in chi ogni giorno introduceva oltre il 15% delle calorie con lo zucchero la probabilità di infarto è triplicata”.
Le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che sta discutendo se dimezzare la dose consentita, a oggi, indicano di non superare il 10% delle calorie giornaliere da zuccheri aggiunti, cioè circa 50 grammi, pari a dieci cucchiaini.
In realtà non è un limite difficile da superare, perfino per chi beve caffè amaro: il problema degli zuccheri aggiunti, sottolineato anche da Sonestedt, è che spesso sono nascosti dove non ce li aspetteremo.
Salse, sughi, cereali per la colazione, cibi impanati, pane confezionato ma perfino salumi o minestroni pronti contengono zucchero, spesso in quantità non trascurabile: in un vasetto di yogurt magro alla frutta si può trovare il corrispettivo di 2-3 cucchiaini.
“Per ottenere dati il più possibile attinenti alla realtà ci siamo focalizzati sull’introito generale di zuccheri, non sui singoli cibi – precisa Sonestedt -.
Il risultato impressiona, ma sulla base di questi dati non ci sono motivi per raccomandare di ridurre il consumo di zuccheri in chi si attiene alle quantità consigliabili dall’Oms: in queste persone la probabilità di eventi cardiovascolari non cambierebbe molto diminuendo i cucchiaini di zucchero.
Diverso è il caso di chi esagera: il 40% della popolazione mangia troppo “dolce” e spesso va molto oltre il consumo raccomandato.
Dobbiamo aiutarli a disassuefarsi al gusto zuccherino”.
Obiettivo non facile, perché si tratta di una preferenza innata: il sapore dolce indica che quel cibo è ricco di energia.
Per “disintossicarsi” si deve pian piano ridurre l’abitudine al dolce ed evitare gli zuccheri nascosti con un’attenta lettura delle etichette: nelle indicazioni nutrizionali leggere la riga “carboidrati, di cui zuccheri”, ricordando che 5 grammi valgono un cucchiaino e che ogni giorno non se ne possono mangiare più di 10.
Tratto dal Corriere Salute di Domenica 11 Marzo 2018